venerdì 15 aprile 2011

Gian Antonio Stella: «Non mi piacciono i leader troppo adorati»


Dal Futurista del 27/03/11

“Mi fa paura un leader adorato in questo modo dai suoi adepti.” Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere della Sera e autore assieme a Roberto Faenza e Sergio Rizzo di Silvio Forever, definisce così il rapporto di pancia che si è instaurato tra la gente e l’idolo politico rappresentato da Silvio Berlusconi. E aggiunge: il suo rapporto con le donne? “Riassunto nel modo in cui ha chiamato le ministre del suo governo, le mie bambine. Nessun capo di governo del mondo oserebbe dirlo, altrove una ministra definita bambina dal Presidente del Consiglio si toglierebbe scarpa per tirargliela addosso”.

Dalla Casta a Silvio forever: un altro racconto, ma dello stesso Paese?
Sì, perché il ritratto di Berlusconi è il ritratto dell’Italia. Si vedono tantissime folle che lo adorano come nessuno è stato adorato.
Da questo punto di vista starei in guardia, non mi piacciono i leader adorati, non mi piacciono né se sono comunisti, fascisti o democratici. Era stato Previti il primo a parlare di centralismo carismatico: non mi piacciono i leader il cui carisma si trasforma in adorazione, di qualunque colore sia. E in questo senso non mi piace questa faccia di Berlusconi. Mi fa paura la sua adorazione, ugualmente se fosse adorazione nei confronti di D’Alema o Prodi. Se io fossi Berlusconi sfuggirei a questo sentimento dei suoi adepti, ma a lui piace. E che ci posso fare?

Il film appena uscito è il ritratto di un uomo col pennello dell’ironia.
Siamo partiti da quell’antico motto teatrale che recitava ridendo castigat mores, scritto qualche secolo fa. Cioè invecchia sorridendo i costumi.

Lo avete presentato come un film non pregiudizievole, ma un lavoro meramente giornalistico: con che finalità?
Il film ha una tesi, solo che ci chiamiamo fuori dai giochi dei sostenitori berlusconiani e degli antiberlusconiani.

Che Berlusconi viene fuori da questo affresco?
Un Berlusconi in tutta la sua meraviglia, detto con ironia. Nel senso che è un uomo così’ eccessivo in tutto: nelle barzellette, nella violenza verbale, nell’autocommiserazione, nella lamentela per gli attacchi, nell’amore per i suoi fedeli, nel rapporto con quelli che sono innamorati di lui e con le donne. Per cui risulta irresistibilmente adorabile per chi lo ama, e irresistibilmente detestabile per chi lo disprezza.

A proposito di donne, è significativo il ruolo della signora Rosa: assieme alla figlia Marina, due figure molto presenti nella sua vita. Con quali ripercussioni?
Cita anche le ex mogli, però ha avuto un rapporto fortissimo con sua madre. Quanto a sua figlia, che gli assomiglia tantissimo, è l’unica sulla quale ha investito davvero. Perché le ha messo in mano la Mondadori. Ma certo anche con il resto delle donne ha un rapporto che può essere riassunto nel modo in cui ha chiamato le ministre del suo governo, “le mie bambine”. Nessun capo di governo del mondo oserebbe dirlo, altrove una ministra definita bambina dal Presidente del Consiglio si toglierebbe scarpa per tirargliela addosso.

Dalla scelta di tratteggiare un ritratto a trecentosessanta gradi ne risulta uno più pubblico o privato?
Le due cose in Berlusconi si mischiano, per questo a nessuno di noi sarebbe venuto in mente di mettere in un film la mamma di Andreotti o di Prodi. Anzi, ce lo chiediamo: ne hanno avuta una? Per Berlusconi invece è diverso: lui ha tirato in mezzo sua madre, i suoi figli, si è fatto fotografare con i bambini. Le famiglie sono state funzionali alla sua politica. E’per questo che noi abbiamo dovuto attenzionarle nel film. Contrariamente non ci sarebbe stato senso. Per dirne una, non so neanche se Andreotti abbia dei figli o quanti ne abbia. Perché con Berlusconi tutto si mescola, il pubblico ed il privato: gli affari suoi, quelli dello Stato. Gli accordi con Putin, ad esempio, sono per lo Stato italiano o riguardano anche lui? E quelli con Gheddafi? Lo ha ricordato anche Indro Montanelli nel film, era chiarissimo che avrebbe confuso le due sfere. Ma lo ammette lui stesso, quando del conflitto di interessi dice: bisogna intendersi, quando “faccio l’interesse mio e non quello di tutti c’è il conflitto. Se faccio l’interesse di tutti facendo anche il mio, allora il conflitto non c’è”. Una visione eccentrica, che all’estero gli costerebbe la poltrona, da noi ormai no.

Sarebbe stato troppo più facile pensare un film perfido?
Certo, troppo facile un film tutto contro. Che senso ci sarebbe? A noi non interessa massaggiare le convinzioni di chi è convinto che Berlusconi sia il peggio del peggio. Abbiamo voluto raccontare una storia, nel modo più ironico e distaccato possibile. Poi confidiamo nell’intelligenza di spettatori e cittadini che vedendolo diranno: “porca miseria che roba”. E decideranno se sarà il caso di innamorarsi nuovamente di Berlusconi o meno.

Nessuno come lui ha un rapporto così di pancia con il Paese: crede che il vostro lavoro gli piacerà?
Non ne ho idea, certo alcune cose non gli piaceranno. Perché vorrebbe dimenticarle. Vorrebbe anche cancellare le foto in cui ha pochi capelli, o la bocca storta. E’chiaro che determinate cose che sono fuori dall’autoincensamento non saranno di suo gradimento.

E ai cosiddetti berluscones farà storcere il naso?
Ho visto le reazioni del Foglio, di Libero e del Giornale: almeno di quello ci hanno dato atto. Noi non siamo partiti per fare un film contro il nemico Berlusconi, è una logica che non ci appartiene. E’ridicolo solo pensare che ci sia una briciola di odio nel lavoro che abbiamo fatto. Divertimento sì, ci siamo comportati come quegli studiosi che prendono una farfalla e poi la guardano per capire com’è fatta.

Crede che al Paese storie come questa servano ancora per approfondire, comprendere e ragionare sugli eventi e su chi li pone in essere?
Usando un linguaggio comprensibile a tutti, sì. Altrimenti no. Spero che il film sia visto da tanta gente. Anche perché non c’è una lira, o un euro di finanziamento pubblico, tutto è autoprodotto. Noi abbiamo lavorato gratis, la maggior parte delle spese è stata impiegata per comprare i diritti dei filmati dalle tv straniere. E perché in Italia è diventato tutto complicato. Forse sarà noto anche ai vostri lettori, ma Berlusconi qualche proprietà ce l’ha. Non di tutto avevamo l’audio, quindi non c’era verso quando eravamo in presenza di uno rovinato. Che è stato sostituito dalla voce di Neri Marcorè, non caricaturale ma un’imitazione in cui cerca di somigliargli il più possibile.

Quale l’anomalia più grande? Il popolo che adora in maniera così evidente, o il leader, anomalo per mille ragioni, così adorato?
Ha un carattere assolutamente anomalo, come è anomalo il conflitto di interessi, il rapporto che ha con gli elettori, che a volte non sono solo semplice elettori ma veri e propri adepti. Anomala è la carica di ostilità, che a volte è anche odio, da parte degli antiberlusconiani più accesi e più apocalittici. Anomalo il modo con cui lui ed i suoi nemici si affrontano: è come se ogni volta in caso di vittoria dell’uno o dell’altro, la Terra dovesse piegarsi su se stessa, e il polo nord arrivare al polo sud, o essiccarsi la foresta Amazzonica, o inondarsi il Sahara. E’ridicolo questo modo di affrontarsi. Ed è una delle tante anomalie riprodotte da questo scontro micidiale intorno alla figura di un uomo che, proprio per questo, appare molto interessante.

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