Dal Futurista del 04/04/11
Eccolo lì, circondato dagli amici. Ma più che amici, “amici miei”. Un po’ la brutta copia del celebre film, solo che qui non ci sono schiaffi in stazione o pseudo spostamenti della torre di Pisa, ma zingarate immobiliari e promesse da buontempone. Signore e signori, è la politica internazionale del premier. Ormai è tutto uno scherzo, ci sarà un acquisto di ville anche a Tunisi? Con promessa di casinò annessa? Magari con qualche palcoscenico allestito pro conferenza stampa. E per non farsi mancare nulla, come quando Gheddafi venne in visita a Roma, perché no anche una grande manifestazione pubblica, con folla oceanica e parata militare. E poi promesse, promesse e un mare di promesse. Sarà servito thè nel deserto, accompagnato dalle solite pennette tricolori tanto gradite al cavaliere.
Seguito da un gelato ufficiale, da tante strette di mano e dagli annunci di ritorno: “a Tunisi siamo i benvenuti”. Tutto bello, tutto grande, tutto così vittorioso. Solo che poi, quando quei flash si spengono e quando sono trascorse le fatidiche 48 ore, ecco che le parole nel vento pronunciate da Berlusconi fanno ciò che, da quindi anni, hanno fatto: si sgonfiano, si scoloriscono.
Ben Alì, Gheddafi, Putin. E dopo Obama. Sono tutti amici suoi, sembrano i suoi amici su facebook, invece sono leader passati e presenti, forse futuri, del resto del mondo. Con i quali un Paese normale ed un premier normale intrattengono rapporti istituzionali normali. E non questa cosa, che non si chiama politica estera. Ma politica del cucù.
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