Dal Futurista del 08/04/11
"Candidatura fasciocomunista? Ancora questi termini, che noia”. Franco Cardini, di professione storico e saggista, entra a gamba tesa nel dibattito sollevato sulla ventilata discesa in campo del premio Strega Antonio Pennacchi alle amministrative di Latina, capolista per centrosinistra e Fli, avversata proprio da vecchie idee e vecchie logiche di qualche esponente attuale. Per sbloccare quindi il paese ed i suoi cittadini, invita ad osare di più: “Siamo arrivati al punto che la società civile, affinchè reagisca, va scandalizzata.
A Latina più che una marcia indietro, si è vista una paura folle del nuovo: da parte di chi? Di tutti. Mentre il mondo e l’Europa bene o male vanno avanti, l’Italia è ferma. Le cose che ha fatto Berlusconi nel 2010 le stava già facendo nel ’94, siamo sempre al palo di partenza quanto a idee e schemi. Quando la sinistra vuole identificarsi, ci dice per l’uguaglianza e perchè antifascista. Quando lo fa la destra, cita la nazione, più la legalità, più la meritocrazia. Siamo ancora fermi al libro Cuore. Considerato il livello culturale a cui è ridotto il Parlamento fa anche ridere sentir parlare di meritocrazia. Ed è chiaro che ci si attacca agli stereotipi per non andare con i comunisti.
Come la vulgata che la “nostra gente non capirebbe” quella scelta fasciocomunista nell’agro pontino?
Ma sì, sono per così dire esponenti strani. Che danno del traditore a Fini, reo di aver tradito Berlusconi, e poi il fascismo. Allora lo dicano chiaramente quello che si dicono fra loro e che non osano dire quando si sentono ascoltati. Ovvero che Fini ha tradito perchè è andato a Gerusalemme: siamo ancora a questi livelli in certi ambienti. A Pennacchi l’idea in fondo divertiva, ma poi che vuol dire l’idea del Pd che si tratterebbe di un’offerta irricevibile? Purtroppo nessuno prova ad articolare giudizi, ancora che ripetono tutti “si perderebbero voti”. Ma è possibile che in questo cazzo di paese si imposta sempre un ragionamento politico solo su problemi numerici ed elettoralistici? Non vedo più idee, o anche la vecchia capacità che avevano i movimenti popolari, come lo stesso Pci o il Msi, di fare un minimo di esercizio pedagogico, di stampo gramsciano, sulla gente. Adesso all’opinione pubblica le si corre dietro, non si può mettere un passo senza che si osservi come loro giudicano anche la scelta del verbo. Ecco che pensano: “quello ci penalizza”. Nel senso che se si fa una cosa troppo onesta o troppo intelligente, poi si teme che l’elettore non venga dietro. E invece bisognerebbe farne proprio tante di cose oneste ed intelligenti, perchè il paese è ridotto ad essere popolato da ignoranti e disonesti.
Latina come spunto culturale per ragionare su un’occasione persa: ci sono spazi per una scelta innovativa, fatta con occhi diversi?
É stata avanzata una proposta molto semplice: mettiamoci insieme per buttar fuori Berlusconi. In secondo luogo credo che sia il caso di spiegare alla gente cosa si sta tentando di fare. A parte la desolante schematicità volgare, ben al di sotto del Bignami, mi viene da chiedere: cosa vuol dire che fascismo e comunismo sono l’opposto? Opposto di cosa? Riguardo forse ai valori somatici del rosso e del nero? E anche lì a livello ottico ci sarebbe da dire qualcosa. All’opposto per la questione sociale non lo sono mai stati. E cosa significa che la gente non capirebbe? Alla gente vanno spiegate le dinamiche, le cause e le idee concrete: cosa si propone per gli immigrati, per gli anziani che aumentano numericamente sempre più, per la scuola, per la sanità? Non significa nulla dire, “noi siamo fascisti e loro sono comunisti”. É umiliante persino solo leggerle queste cose. E i politici che fanno? Non dispongono di un ritaglio di tempo per discutere di questi problemi?
Ha definito queste resistenze come “maestrine dalla penna rossa, suffragette del veteroantifascismo e quelle del veteroanticomunismo”: come provare a spuntarle allora?
Credo che allo stato attuale delle cose si possa soltanto dare dei fulmini sotto pancia, delle ginocchiate nelle gonadi. Arrivati a questo punto la società civile italiana riuscirebbe a scuotersi solo se venisse scandalizzata. E allora se il fasciocomunismo la scandalizzasse, sarebbe ora di spingere proprio in quella direzione. E quindi saremmo tutti fasciocomunisti. È evidente che ormai le parole d’ordine non servono e la politica pratica va tutta in un’unica direzione: l’abbandono del pubblico a favore delle lobbies.
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