Dal Futurista del 03/04/11
Metti un sabato di comizi milanesi, pallido sole lombardo simil-primaverile e tanta indifferenza. Si apre in salita la campagna elettorale di Letizia Moratti per la riconferma a primo cittadino. Certo, se ad accompagnarla c’è anche il ministro La Russa, verrebbe da rilevare, è chiaro che la gente preferisca passeggiate per negozi. Ma non è solo qualche slancio di ironia a giustificare lo scollamento tra la piazza e il palco, ma forse c’è qualcosa in più. Nausea? Disincanto? Delusione? Indifferenza? Lo si chiami come si vuole, la sostanza non muterebbe di una virgola. Le poche centinaia di persone in piazza San Babila rappresentano un’altra spia. Di quelle che, minacciose, si accendono sul quadro dell’auto, e che segnalano imbarazzo. Ecco a voi il libro delle cose fatte e quello delle cose da fare: visto e stravisto, letto e strasfogliato.
Ma dove si annida lo slancio per il capoluogo lombardo? Dove trarre linfa per la salvaguardia di quello spirito meneghino che in passato è stato sì spia di novità e movimenti, anche intellettuali, di rinascita? Ad oggi pallidi ricordi, tra residenze in stile Gotham City e pasticci, vedere alla voce Expo. Milano merita altro, non fosse altro che per quel ruolo di centralità in chiave europea che la contraddistingue, che deve necessariamente intersecarsi con le attitudini nazionali di avamposto economico-finanziario.
Ma non solo pecunia, per una volta si ripensi alla Milano laboratorio avanguardistico, ampolla dove mescere nuove po(si)zioni per sperimentare un cambiamento, per tastare con mano una data tendenza, per insomma alzare lo sguardo oltre le bandierine di Forza qualcosa. E puntando il binocolo oltre. Sì, oltre. Oltre i comizi, oltre quella piazza che sa tanto di predellino, oltre quel ghe pensi mi che aleggia pachidermico nell’aria, oltre un certo modo di annunciare. Di non fare, per poi disfare e ri-annunciare. Semplicemente, oltre.
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