mercoledì 5 gennaio 2011

E Buttiglione spiega: «Con Fli,una coalizione "non ideologica"»

Da Ffwebmagazine del 05/01/11

Se gli argomenti addotti dai pasdaran pidiellini o dagli ex colonnelli per smontare sul nascere le velleità del nuovo polo si limitano al voler dipingere Gianfranco Fini come un anticristo, lontano anni luce da ambienti cattolici e credenti, significa che dalle parti del fu Pdl le armi sono davvero spuntate. Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc e componente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali definisce il presidente della Camera «laico e non anticristiano». In un’analisi su Liberal argomenta con approfondimenti ragionati le ragioni di Fini, spiegandone i riferimenti culturali, come Gentile e Croce, tratteggiando una destra storica e liberale che non si pone in antitesi ai cattolici e ai loro valori. Ha evidentemente solo sensibilità differenti su alcune questioni come il fine vita, sul quale una classe dirigente responsabile e post-ideologica ha il dovere di riflettere per verificare possibili convergenze. Convergenze che, invece, sono possibilissime sui temi di politica generale.

E il fatto che dalle parti di Palazzo Grazioli si insista nel voler forzatamente costruire il binomio credenti-Pdl, è la spia di un timore vero. Timore che finalmente la nuova alleanza possa risorgere dalle macerie del bipolarismo ormai archiviato, quello per intenderci che fa del tifo da stadio e muscolare il proprio vessillo, il riferimento sociale di una politica urlata e sempre con l’elmetto in testa. Che divide anziché unire, che parla anziché ascoltare. Dove finanche i temi etici, patrimonio socio-culturale di tutti, vengono branditi come una clava chiodata per dividere faziosamente chi invece, responsabilmente e coraggiosamente, sta tentando di aprire una breccia nella melma politica italiana. Dove qualcuno vorrebbe ancora nascondere i fallimenti di questo esecutivo, le mille promesse, le innegabili criticità. Buttiglione dice anche un’altra cosa interessante, sulla quale sarebbe utile aprire un dibattito: «Gli ex colonnelli asseriscono che la rottura tra Berlusconi e Fini sia metafisica e non su temi squisitamente politici».

Forse sono stati su Marte nell’ultimo anno e mezzo, non hanno udito rilievi, non hanno preso nota di spunti e proposte che oggi, per dirne una, anche Bossi avanza. Quindi li invita a cercarsi altri argomenti, a non strumentalizzare pretestuosamente l’etica per condannare un’unione che, invece, può portare buoni frutti. «C’è una campagna che non ci piace - scrive il parlamentare pugliese - e non serve trasporre nella comunità ecclesiale le divisioni la politica». Il riferimento è ai manifesti affissi per la Capitale con lo slogan “i cattolici per Berlusconi”, che ha fatto storcere il naso in molti ambienti ecclesiali. Oltre all’uscita di cattivo gusto proprio degli ex colonnelli, che arrivano a invitare i credenti a non bere con il Presidente della Camera neanche un bicchiere d’acqua. Che Fini sia diventato un pericoloso invasore delle coscienze cristiane? Un eversore che manda al rogo i credenti italiani? Pronto a chiudere parrocchie per aprire moschee, o a cassare il catechismo per il gusto di innalzare ulteriori steccati? Frottole, elucubrazioni strumentali, tentativi di mescolare nel torbido quando non si dispone né di una strategia alternativa, né di una benché minima conoscenza della storia e delle culture politiche.

Se gli esponenti del fu Pdl che si affannano a dipingere la Terza carica dello Stato come un anticristo avessero avuto il buon gusto o l’umiltà di prendere qualche minima informazione su cosa si intenda per destra laica e liberale, si sarebbero presto resi conto che una coalizione non ideologica, parafrasando proprio Buttiglione, «non ha bisogno di essere d’accordo su tutto». Dal momento che proprio quell’impostazione finiana che richiama europeisticamente ai valori incarnati da uno Stato laico e non confessionale sono gli stessi che i cattolici veri hanno come faro. Con la libertà di credo che non inficia la capacità di un’istituzione di garantire i medesimi diritti a tutti, senza scivolare invece in uno Stato etico, dai tratti somatici illiberali e troppo appiattiti su schemi confessionali.
Sarebbe bastato rileggere qualche scritto di De Gasperi, che di certo nelle biblioteche romane, a differenza di altri palazzi, non manca.

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