domenica 9 gennaio 2011

Quanto ci manca la "carità di patria"


Da Ffwebmagazine del 07/01/11

Come impedire luoghi comuni e sottovalutazioni, nell’immaginario collettivo, di un paese come l’Italia? Di un paese che possiede nel proprio bagaglio storico-culturale una miriade di risultati, di testimonianze artistiche, di fattori che hanno contribuito a farne un baluardo mondiale di notorietà. E come favorire, di pari passo, una differente consapevolezza della propria cifra particolare?

Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera, a proposito del caso Battisti e dell’atteggiamento di Brasile e Francia, diagnostica la mancanza della cosiddetta “carità di Patria”, quel sentimento che, pur nell’oggettività di commenti e valutazioni, è collante sociale prima e culturale poi, di un popolo lontano dalle proprie case. Senza dimenticare il mancato investimento di conoscenza, dato indispensabile per “contare”.

Il caso Battisti, scrive l’editorialista di via Solferino, ha costretto l’Italia a guardarsi allo specchio, a scrutarsi, a interrogarsi insomma su quale immagine appare di noi all’estero. Si prenda il Brasile, che ha considerato il nostro paese alla stregua di un alleato minore, «cui assestare uno schiaffo con la certezza di non subire conseguenze». Come dimostrato dalle dichiarazioni del premier Berlusconi, certo che il caso non determinerà alcuna conseguenza nei rapporti commerciali.

Si prenda poi la Francia, dove commentatori e intellettuali, oltre a giustificazioni di vario genere (spesso anche futili) si sono prodigati in una lezione all’Italia sul terrorismo, sugli anni di piombo, e sulle “supposte manchevolezze” nostrane. Un atteggiamento che secondo Galli della Loggia deve essere valutato attraverso due piani analitici. Sotto il versante diplomatico vi saranno (almeno questo è l’auspicio) risposte condotte attraverso i canali delle ambasciate e dei consolati. Ma è dal punto di vista sociale che individua un’interessante chiave di lettura, quando verga che se la pubblica opinione italiana si limitasse a recitare la parte degli offesi, sarebbe un innegabile errore, in quanto «reazione adontata e dai toni vagamente sciovinisti, echeggiati per esempio in certe dichiarazioni governative». Invita invece a prendere spunto proprio dal caso Battisti per fare ammenda, per renderci conto di come l’accaduto «rispecchi piuttosto un dato permanente». E cioè che presso la stragrande maggioranza dei pubblici stranieri l’Italia così com’è «è una realtà largamente ignorata».

E questo in varie coordinate socio-culturali, come la storia unitaria, con particolare riferimento agli ultimi tre lustri. È altresì sottostimato il modus operandi dei suoi organi costituzionali, prosegue Galli della Loggia, soprattutto la giustizia. Oltre al tenore della quotidianità pubblico-politica, il peculiare patchwork delle relazioni sociali, dei mores diversificati, senza contare la cifra qualitativa del dibattito intellettuale. Si prenda ad esempio la plastica raffigurazione stereotipata dell’Italia anche per uno straniero colto, il quale ha di fronte a sé un paese appiattito su: la figura di Berlusconi (considerato oltralpe «mistero orripilante, premessa di ogni male»); la straripante azione delle mafie; e il «pervadente oscurantismo del Cattolicesimo». A cui, sostiene nel fondo sul Corriere di oggi, affiancare il consueto trittico di deminutio mediterranee, composto da «approssimazione, insufficienza e arbitrio».

Una situazione da imputare innanzitutto alla responsabilità interna, come la miopia della Farnesina nel sottostimare gli istituti di cultura italiana all’estero, o i corrispondenti della stampa straniera in Italia, o la traduzione di opere italiane. Il tutto per stimolare la conoscenza globale del fattore Italia. Galli della Loggia divide quindi le responsabilità anche con quegli intellettuali nostrani che all’estero strizzano l’occhio di fronte a critiche sovente irrispettose, o ad analisi pretestuose che ignorano cause ed effetti di fatti e provvedimenti. Quelle menti che «compiacciono senza fiatare le opinioni più raffazzonate e sommarie che capita loro di ascoltare quando si parla dell’Italia». Perché scelgono più semplicemente di apparire oppositori e basta dello status quo politico, anziché sforzarsi di spiegare analiticamente situazioni e decisioni.

Insomma, la sua riflessione punta a evidenziare l’assenza di carità di Patria nelle menti di certi italiani colti lontani dall’Italia che, assieme a quel tedioso provincialismo culturale che predilige a priori ciò che italiano non è, contribuisce ad una mancata conoscenza del passato. Che impedisce una serena valutazione del presente e ovviamente del futuro. Un concorso di deficienze socio-infrastrutturali che Galli della Loggia attualizza all’indomani del caso Battisti, negli atteggiamenti irriverenti e supponenti di Brasile e Francia, per evitare i quali non si può prescindere dalla conoscenza della propria storia e della realtà attuale. Punto di partenza per strutturare una Nazione che intenda “contare qualcosa”.

Nessun commento: