Da Ffwebmagazine del 18/01/11
Paralisi, screditamento internazionale, imbarazzo, prospettive di immobilismo. Il Corriere della Sera punta sulle conseguenze e breve termine del caso Ruby e nel fondo in prima pagina a firma di Massimo Franco evoca palesemente il rischio del vicolo cieco. Non solo resa dei conti finale tra Premier e procura milanese ma, “e forse è peggio, sulla scia dell’inchiesta giudiziaria che riguarda la sua vita intima, può instaurarsi un equilibrio di fatto fondato sulla paralisi”. La strada chiusa che pericolosamente si scorge all’orizzonte, con “una terra di nessuno” dove il Governo non governa, senza decisioni vere, senza passi in avanti verso le riforme annunciate, ha un solo risultato: “la riduzione a livello internazionale dell’Italia a caricatura di un Paese occidentale”.
Ma come uscirne? Franco rileva che se Berlusconi avesse come interlocutore il Paese, prima ancora di chi lo accusa, sarebbe un “gesto di forza e non di debolezza” chiarire le cose dinanzi ai magistrati. E conclude la sua analisi osservando che in caso di elezioni (“non volute, ma subìte”) riproporrebbero “una situazione quasi immutata, esposta non solo alle aggressioni speculative, ma al ridicolo”. All’interno, invece, il Corriere ricostruisce asetticamente le dinamiche degli incontri, delle feste, delle cene, anche delle situazioni debitorie che riguarderebbero l’impresario Mora. Ma è ancora una volta la telefonata notturna partita dalla scorta del Premier alla Questura milanese a tenere banco. Dove si riferisce che lo stesso Presidente del Consiglio dopo aver appreso che la minorenne marocchina era stata fermata perché accusata di aver rubato tremila euro a casa di una sua conoscente, “il 27 maggio ha fatto pressioni sui vertici della stessa questura sostenendo di aver appreso che la ragazza era nipote del presidente egiziano Mubarak, in modo che la minorenne, invece di essere portata in comunità, fosse affidata alla consigliera regionale Minetti”, ex igienista dentale del Cavaliere, ex soubrette, eletta nel Listino bloccato di Formigoni, per Comunione e Liberazione, in occasione delle ultime consultazioni regionali in Lombardia.
Anche Repubblica punta sull’immagine dell’Italia fortemente compromessa quando nel fondo Il capolinea senza firma, (quindi del direttore Ezio Mauro) rileva che in un altro qualunque Paese normale, un Premier coinvolto “nel ridicolo e nello squallore di questo scandalo, si sarebbe già ritirato a vita privata, per difendersi senza coinvolgere lo Stato nella sua vergogna”. E titola: Le carte dello scandalo, con sotto una foto di Berlusconi assonnato ed assente. Mauro si chiede, inoltre, se possa governare un Paese democratico “un leader che da giorni è lo zimbello del mondo per i festini con minorenni prostitute, pagate e travestite da infermiere per eccitare il satrapo stanco”? Nell’ulteriore analisi, Il girone infernale del Sultano, si riflette invece sulle interconnessioni personali ed umorali della vicenda e non solo dello stesso Presidente del Consiglio, ma con preciso riferimento alle persone del suo entourage.
“Cade l’umore alla lettura delle 389 pagine che raccolgono le fonti di prova contro Berlusconi- scrivono Colaprico e D’Avanzo- anche chi non si è mai illuso della nobiltà dell’uomo o non ha mai apprezzato le sue qualità di capo del Governo, resta stupefatto”, puntando sullo sconcerto nell’apprendere dei dettagli più scabrosi e dequalificanti da parte di chi non si sarebbe certamente aspettato tanto degrado. E lo stupore, prosegue il pezzo, è dato “dallo squallore delle scene di vita che quelle carte raccontano”. Per giungere all’amara constatazione di un doppio piano esistenziale, non solo incidente sulla vita personale del Premier, ma con specifiche ripercussioni più in generale per la Nazione: “è un quadro prima malinconico, ma poi drammaticamente pericoloso per la credibilità delle istituzioni”.
In un altro articolo all’interno Privacy violata, stop ai pazzi si dà conto dello show intimidatorio di Emilio Fede (coinvolto nella vicenda ed anch’egli indagato) andato in onda ieri dagli schermi del tg4, con una minaccia che sa per l’appunto di minaccia, quando il direttore, nel ventennale del suo tiggì targato Medeiaset, dice “fate attenzione, perché gli scheletri nell’armadio ce li hanno tutti”. Lecito chiedersi: ce n’è abbastanza perchè l’Ordine dei Giornalisti valuti eventuali provvedimenti, su un atteggiamento che non attiene ad un telegiornale?
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