lunedì 24 gennaio 2011

“I giovani vittime del disastro antropologico”


Da Ffwebmagazine del 24/01/11

Ha chiamato in causa i delicati e necessari equilibri che compongono l’esistenza democratica; ha sottolineato che il “disastro antropologico” del guadagno facile e dell’immagine che scavalca la sostanza ha come prime vittime i giovani in formazione; ha stigmatizzato la rappresentazione “fasulla dell’esistenza”, rammentando che chi riveste un ruolo pubblico deve rispettare “misura e sobrietà, disciplina ed onore”. E ha invitato ad uscire rapidamente dal turbamento e dalla delegittimazione, che la doppia deriva, data da “debolezza etica e fibrillazione istituzionale”, sta fomentando nel Paese, anche grazie ad una visione del “noi”, prima che dell’”io”.

Così il cardinale Bagnasco nella prolusione al Consiglio episcopale permanente ad Ancona, parla di “nubi preoccupanti che s’addensano” sull’Italia, una Nazione sgomenta che invece avrebbe urgenza di stabilità e serietà. Mesce res publica e società, fragilità politica con i conflitti tra poteri degli ultimi mesi, tranelli per cittadini (soprattutto giovani) nel pieno del percorso cognitivo, e desiderio speranzoso di uscire dall’empasse, esortando ad ascoltare la “voce del Paese che chiede di essere accompagnato con lungimiranza ed efficacia senza avventurismi”.
Ma è la responsabilità il primo capo chiamato in causa da Bagnasco, quando rileva che “la vita di una democrazia si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative”. Per impedire che, in seguito, l’intera comunità “guardi sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale”. Per questo serve fare “chiarezza al più presto” sulle vicende giudiziarie del Premier, “in modo sollecito e pacato”, anche in considerazione di un altro aspetto che richiama riferendosi al complesso di responsabilità che un uomo pubblico ha: “chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”.

Non manca di evidenziare l’atteggiamento “basato sull'artificiosità, la scalata furba, il guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé”, dove i primi agnelli sacrificali non possono che essere i più giovani, dal momento che si stanno ancora formando, e che pagano lo scotto di questo “disastro antropologico”. I quali assistono quotidianamente ad un affresco ingannevole, ad “una rappresentazione fasulla dell’esistenza, volta a perseguire un successo” effimero. Da cui trae spunto anche per una reprimenda ai pm e ai media, dove abbondano “notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci, veri o presunti, di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine”. Con la conseguenza di minare l’equilibrio generale, dove in troppi fecondano il “turbamento generale, una certa confusione, un clima di reciproca delegittimazione. E questo, è facile prevederlo, potrebbe lasciare nell’animo collettivo segni anche profondi, se non vere e proprie ferite”.

E con il rischio paventato che alcuni di questi veleni sottili “si insinuino nelle psicologie come nelle relazioni, e in tal modo, Dio non voglia, si affermino modelli mentali e di comportamento radicalmente faziosi”. Forse questo, si chiede il capo dei Vescovi, “non sarebbe un attentato grave alla coesione sociale? E quale futuro comune potrà risultare, se il terreno in cui il Paese vive rimanesse inquinato?”. Per tali motivi dunque invita a “fermarsi tutti e in tempo. Come Pastori che amano la comunità cristiana, e come cittadini di questo caro Paese, diciamo a tutti e a ciascuno di non cedere al pessimismo, ma di guardare avanti con fiducia. E' questo l'atteggiamento interiore che permetterà di avere quello scatto di coscienza e di responsabilità necessario per camminare e costruire insieme”.

E puntando ad una svolta, anche sociale, dove all’io egoistico e personalistico venga sostituito il “noi”, che annulli le tante singolarità, e si indirizzi verso una mentalità più inclusiva. Un noi che abbracci i soggetti deboli, le famiglie in difficoltà, le vittime della crisi, per questo “adesso più che mai è il momento di pagare tutti nella giusta misura le tasse che la comunità impone”. Infine richiama come un “obiettivo inderogabile” l’attuazione delle annunciate riforme, senza le quali le intenzioni sbandierate quotidianamente dell’esecutivo non trovano poi attuazione concreta, rimanendo semplicemente lettera morta.

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